La Magica Tecnica dei 101 Desideri

La Tecnica dei 101 Desideri (tibetani) deriva da un’antica tecnica di origine orientale ed è legata alla Legge di Attrazione. Questa tecnica consiste nell’elencare 150 desideri, anche tra i più comuni e banali, e nello sceglierne 101, un numero prediletto dalla filosofia orientale (1 e 0, ovvero il Tutto che è infinito e si ripete), che bisognerà trascrivere su un quaderno e rileggere ogni giorno per un anno. Sembra essenzialmente facile, eppure è una cosa difficilissima: 150 è un numero enorme, e infatti generalmente si riesce a scriverne non più di una decina. Ma perché scrivere 150 desideri?

Prima di esporre le 10 regole di questa tecnica, bisognerebbe spiegare l’importanza del numero di desideri, che non è stato deciso a caso: a prescindere dall’effettiva realizzazione degli stessi, lo stilare una lista talmente lunga presenta il fine di uno sviluppo profondo della personalità, dandole un’ampiezza di vedute completa, tornando alla mente che funziona come quella dei bambini. In analisi si ricorre spesso a questa tecnica, soprattutto in America e nei paesi anglosassoni, dato che elencare i propri desideri per una persona che soffre di ansia è un esercizio assai difficoltoso, e la aiuta a riprendere padronanza della propria vita, ad aumentare la fiducia in se stessa e nel suo potere decisionale.

Compilando questo elenco la personalità cambia profondamente, in modo anche imprevedibile, poiché innanzitutto si comincia a scoprire molto di se stessi, capacità e talenti, una sorgente di creatività che non si avrebbe mai immaginato, non solo all’interno ma anche all’esterno di se stessi. Infatti, quando cerchiamo i nostri desideri iniziamo anche a guardarci intorno e il mondo diventa densissimo, pieno di cose da scoprire e di suggerimenti, di sorprese, cose che magari abbiamo dato per scontato, pur essendo lì da sempre. Il mondo diventa anche il nostro, non è più soltanto degli altri, non guardiamo più solamente le cose degli altri rassegnandoci che non sono o non saranno mai nostre. Ora, però, possiamo averle anche noi.

La prima regola per scrivere un desiderio è di anteporre il “Io voglio…” (aggiungendo l’elemento desiderato), quindi nella forma imperativa e non ipotetica, cioè non usando “vorrei” o “desidero”, in quanto dev’essere un messaggio che arrivi chiaro ed esplicito alla nostra Coscienza. Una seconda regola fondamentale, che peraltro dev’essere usata sempre nella forma-pensiero (il pensiero crea), è di non impiegare le negazioni o frasi al negativo, quindi “non voglio” è una formula errata: certe zone della nostra Coscienza non recepiscono il “non”, in pratica lo tolgono, quindi sarebbe come dare un ordine contrario alla Coscienza stessa.

In sintesi, la frase “Non voglio soffrire in amore”, sarà recepita dalla nostra Coscienza come “Voglio soffrire in amore”, pertanto bisogna esprimere lo stesso concetto al positivo: “Io voglio essere felice in amore.”

La terza regola da seguire è che nei desideri non si può chiedere denaro, per la pura ragione che il denaro è un mezzo e non un obbiettivo. Volere e dovere sono due cose distinte, e il denaro rientra nel dovere, in sostanza nel bisogno, è quel mezzo che serve per arrivare a quello che si vuole, perciò non rappresenta l’obbiettivo stesso del desiderio. Se vogliamo ad esempio un’auto nuova, non dobbiamo chiedere il denaro per comprarla ma direttamente l’auto, sempre con la formula più semplice attuabile: “Io voglio un’auto nuova”.

Inoltre, e ciò rientra nella quarta regola, ogni desiderio dev’essere verificabile, preciso e dettagliato, in modo che la Coscienza abbia tutti gli elementi per agire. Il desiderio non dev’essere rivolto all’astratto, perché se ad esempio chiediamo di essere generosi, la Coscienza non avrà i mezzi per esaudirci, essendo il desiderio troppo generalizzato: la Coscienza deve agire da sola senza far intervenire l’Inconscio, è lei che opera e fa le scelte in maniera razionale. Per esempio, una formula giusta sarebbe: “Io voglio aiutare i bambini malati di cancro”.

È essenziale che non sia l’Inconscio a decidere, o il caso, una cosa che purtroppo in molti permettono, soprattutto in età adulta, quando si giunge a non distinguere più cosa piace o non piace, cosa si vuole o non si vuole, restando il più delle volte nel vago. Ed è lì che l’Inconscio interviene, del tutto arbitrariamente, senza essere in linea con le nostre scelte razionali, compito appunto della Coscienza.

La quinta regola riguarda l’unicità della nostra persona, ossia non dobbiamo far entrare in merito le condizioni o gli averi altrui. Volere la stessa fama di un determinato attore, o la casa come quella di un nostro vicino, sono desideri che non vanno espressi perché non sono personali, non sono a misura di noi stessi e della nostra storia personale, e soprattutto vanno a coinvolgere un sentimento, anche incosciente, di invidia o comunque sentimenti a bassa frequenza. Non dobbiamo guardare gli altri, spiarli, dobbiamo pensare solo a noi stessi e a quello che vogliamo, senza imitarli in nessun modo, senza spersonalizzarci. Perciò il termine “come” va assolutamente evitato.

Questo porta automaticamente alla sesta regola, che impone di non chiedere nulla per conto di qualcun altro, anche se potrebbe rappresentare un gesto profondamente altruistico, come il desiderare che egli guarisca da una grave malattia. Ognuno ha la sua storia e non si può intervenire nelle storie altrui, oltretutto porta guai perché in fondo non conosciamo in maniera profonda le altrui storie o situazioni, il destino personale. Eventualmente, possiamo suggerirgli di adottare questa tecnica, così che si guarisca “da solo”, oppure donargli la nostra energia, che egli potrà o meno accettare in base al suo percorso vitale, dicendo: “Io voglio fare in maniera che questa persona (il nome) stia bene”.

La settima regola riguarda l’unicità del desiderio, in sostanza non devono essere espressi desideri seriali, bensì riguardanti sempre qualcosa di nuovo, una scoperta, una sorpresa. Una casa è una casa, quindi non si può chiedere una casa in diverse città o nazioni, in quanto tale desiderio genera dei meccanismi ossessivi, appesantisce la tecnica e può anche bloccarla. Tutt’al più, si può chiedere una casa e un cottage al mare.

L’ottava regola riguarda la formulazione del desiderio, che come abbiamo detto dev’essere espresso nella forma più semplice e chiara possibile. Il desiderio viene preso alla lettera dalla nostra Coscienza, la Coscienza non interpreta e non considera l’intenzione, per cui se ci infiliamo vezzeggiativi o diminutivi, che sono pericolosissimi in tal senso, è quello che riceveremo: chiedere una casettina al mare, molto probabilmente ci porterà una casa giocattolo. Bisogna essere audaci, coraggiosi e precisi, perciò se vogliamo una villa al mare, quella si deve chiedere.

Nella nona regola si devono rispettare le 14 parole per ogni desiderio, dunque “Io voglio” + 12 parole al massimo, tuttavia è sempre meglio utilizzarne poche ma buone, precise e dettagliate. Questo perché, un desiderio non deve durare più di un respiro, ed un respiro nella lingua italiana dura non più di 14 parole pronunciate, ma più importante è che, più sono le parole utilizzate e meno siamo convinti del desiderio. Se usiamo tante parole, infatti, è puramente perché cerchiamo di persuaderci di volerlo e dunque non siamo totalmente convinti di volerlo, oppure perché abbiamo un rapporto conflittuale con noi stessi, determinati problemi e resistenze che ci impediscono di esprimerlo in maniera concisa.

La decima ed ultima regola, è di non chiedere relazioni o storie con una precisa persona, perché è un impadronirsi della sorte degli altri, un po’ come quando si usa la Magia Rossa (dell’Amore) per scopi personali a discapito di qualcun altro. In questo modo, si va a costringere disonestamente qualcuno a stare con noi, una cosa che tra l’altro non porta a nulla di buono, né di interessante e costruttivo per se stessi e per l’altro. Il desiderio funziona ma si rivela una delusione, poiché sconfina nella libertà altrui, e per giunta con tale desiderio ci si vincola a quella determinata persona, che alla fine potrebbe essere legata solo ad un momento della nostra vita. Bisogna sempre lasciare le porte aperte.

Oltre a realizzare i vostri desideri, questa tecnica dunque vi porterà ingenti benefici, e potrete sperimentarlo volta per volta. Vi accorgerete, peraltro, di come la vostra lista diventerà una specie di opera d’arte e, arrivati ad un certo punto, quando leggerete i primi desideri espressi che al momento dell’elencazione vi saranno sembrati importantissimi, vi renderete conto di quanto sciocchi essi siano stati, materiali ed egoistici, per il livello a cui sarete giunti grazie agli ultimi desideri espressi. Arriverete ad un momento, in cui non sarà più importante ricevere ma dare, giacché con questa tecnica il cuore e la mente si allargano, e si comincerà a scrivere cose talmente belle ed emozionanti, che ci si commuoverà in modo splendido, addirittura divino. Una tecnica veramente sorprendente e incantevole, che farà di voi una persona nuova.

Essenziale, però, è di rileggere ogni giorno i nostri 101 desideri, anche perché la nostra mente razionale deve abituarsi alla bellezza delle cose che abbiamo scritto, è una messa in moto del meccanismo, del nostro potere. Rileggere 101 desideri porterà al massimo 6 minuti di tempo, però noterete quanto sarà difficile all’inizio: è più difficile leggerli che scriverli, poiché la nostra mente razionale non è abituata, non crede di meritarsi tutto questo “ben di Dio”, per cui bisogna educarla, lentamente e con costanza, affinché la nostra razionalità ne accetti l’idea.

Occorrerà un paio di mesi, prima che la mente cominci ad accettare, ma intanto qualche desiderio sarà sicuramente arrivato, di solito uno di quelli più impossibili, proprio perché sono quelli che ci hanno maggiormente sorpresi: sono quei desideri nuovi che pertanto non hanno avuto il tempo di produrre resistenze da parte della nostra mente razionale. Gli ultimi che arrivano, infatti, in genere sono quelli che abbiamo espresso da una vita, ancora legati al fatto del meritarseli o meno, e richiederanno un annetto buono di esercizio, prima di realizzarsi, sempre che avremo rispettato le regole e che non vi sia una segreta volontà di non vederli realizzati.

Ogni desiderio realizzato, lo cancelleremo dalla lista e lo sostituiremo con un nuovo desiderio (o con uno di quelli scartati dai 150), che man mano diventerà sempre più magnifico, per noi stessi e per gli altri. Se alla fine dell’anno, e dunque dei 364 giorni di lettura del nostro elenco, ci saranno alcuni desideri che non si sono ancora realizzati, sarà da riprenderli e studiarli, esplorarli, per capire cos’è che nel profondo di noi, si oppone e quindi non permette che si realizzino. Con questo metodo, pian piano riusciremo a sciogliere il conflitto, le resistenze, e ricevere quello che abbiamo sempre desiderato.

★ Testi originali di Video&Magie ©, data 17 ottobre 2016

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