Nuova scoperta in Antartide: il Granchio Yeti

Battezzata dagli scienziati con il nome di “Kiwa hirsuta”, questa nuova specie di granchio recentemente scoperta sui fondali dell’Antartide vive a 2200 metri di profondità, in totale assenza di luce e ad una temperatura glaciale, vicina allo zero ed anche meno. Chiamato anche lo Yeti Aragosta o Granchio Yeti, per via della sua pelliccia che ricorda tanto lo Yeti dell’Himalaya, non è un mollusco barbuto e neanche il granchio abominevole delle nevi: è soltanto un piccolo crostaceo peloso ed è reale, non è né una leggenda né una creatura fiabesca inventata.

È molto difficile credere che alcuni animali riescano a vivere con una temperatura talmente bassa, ma questi simpaticissimi animaletti hanno trovato il modo di sopravvivere, grazie a dei piccoli camini idrotermali da cui fuoriesce il calore della Terra, e si sono adattati così bene che gli scienziati hanno contato circa 700 granchi a metro quadrato. Non possono troppo allontanarsi da queste fumose sorgenti altrimenti non sopravvivrebbero, per loro sono fonti di calore e di vita.

Il loro meccanismo di sopravvivenza è davvero interessante, dato che per procurarsi cibo si servono della loro pelliccia, dove si annidano i batteri dando origine ad una vera colonia, una specie di coltura per l’auto-approvvigionamento. Inoltre, questi batteri agirebbero da filtro per i minerali velenosi portati dall’acqua che esce da queste bocche idrotermali. Insomma hanno trovato un ottimo metodo per prosperare e si può dire che padroneggiano in quelle profonde zone antartiche, un po’ come le foche che con le loro folte colonie si impossessano delle coste.

Il Granchio Yeti è stato classificato come una nuova famiglia di crostacei, anche se è comunque un decapode, ossia possiede dieci zampe, pertanto è legato alla famiglia dei granchi, delle aragoste e dei gamberi. Proprio in base questo, la si ritiene una specie onnivora, come la maggior parte dei decapodi, tuttavia pare che si nutra anche di cozze. Oltre alla pelliccia anche gli occhi non hanno pigmento, quindi si pensa che questo granchietto sia cieco.

La prima scoperta risale al 2005, quando un gruppo di ricercatori del Monterey Bay Aquarium Research Institute (California) diede il via ad una serie di immersioni per studiare lo sfruttamento del mare. Fu allora che, in un sito idrotermale sui fondali nei pressi dell’Isola di Pasqua, furono avvistati esemplari di una specie di granchi mai vista, in ben 30 anni di esplorazioni.

Nel 2012, poi, quando tali immersioni si sono spostate in Antartide, sempre in siti idrotermali prossimi a sorgenti di acqua calda dovuta alla presenza di vulcani sottomarini, si è potuto veder brulicare una miriade di esserini bianchi pelosi, con delle chele sempre in movimento come se rispondessero ad una particolare danza, assai scenografica, e gli scienziati sono rimasti decisamente esterrefatti, oltre che estasiati, da quello spettacolo inusuale e assolutamente imprevisto.

Un campione di questi granchi si trova nel Museo di Storia Nazionale a Parigi, per essere esaminato e per rispondere a qualche domanda, tra tante che sono emerse dopo questa stupefacente scoperta, soprattutto in merito alla zona che ospita una molteplice varietà di forme di vita, che vivono in pratica di sostanze chimiche e chemiosintesi, non essendo raggiunti da alcuna luce solare. Quello che preme di sapere, è come hanno fatto ad inserirsi in questa sorta di terme dando vita ad un simile ecosistema marino, se tale ecosistema sia recente oppure sempre esistito, quale sia la sua utilità e i benefici che può portare.

Comunque, domande a parte, questo animaletto può tranquillamente entrare a far parte del fantastico mondo delle fiabe, per la sua conformazione ed anche per la sua straordinaria simpatia, per dar letizia ai bimbi e, al contempo, dar loro qualche lezione di Scienza, mostrando come Madre Natura possa essere talmente perfetta e fantasiosa, superando di gran lunga ogni tipo di fantasia umana.

★ Testi originali di Video&Magie ©, data 6 dicembre 2015

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